(CAVALIERI MARVEL)
in:
GROSSO GUAIO AD HARLEM (II° parte)
Di Carmelo Mobilia
Pochi minuti fa una bomba ha fatto saltare
in aria un giornalista che stava indagando riguardo ad uno dei capi della polizia
che sarebbe sul libro paga del boss della mala di Harlem. A causa di questa
storia ci ha rimesso la pelle il mio amico Blaine, e un tizio che ha cercato di
farmi la pelle. E’ il caso di dire che è una storia che scotta. Mi allontano
dal luogo dell’esplosione, fuggendo come un ladro. Non voglio trovarmi a dover
spiegare alla polizia come mai ero per la terza volta sulla scena di un
delitto. Vado in una tavola calda e ordino una tazza di caffè, mentre rifletto
sul da farsi. Ricapitolando: Blaine mi chiama a mezzanotte dicendo di essere
nei guai, arrivo da lui e qualcuno lo ha strangolato. Evidentemente aveva
qualcosa per me, ma il tizio l’ha beccato per primo. Cosa dovevi darmi Blaine?
Mi convinco che qualsiasi cosa sia dev’essere ancora a casa sua. Non avrebbero
mandato quel sicario contro di me, altrimenti.
Quella sera stessa torno a casa di Blaine.
Il nastro giallo della polizia sbarra l’ingresso dell’appartamento. Lo ignoro e
vi entro. Qualcuno lo ha messo a soqquadro. I poliziotti su ordine di Brady,
scommetto. Le possibilità di trovare qualcosa sono poche, ma è l’unica pista
che ho. Comincio dalla sua stanza, quella in cui l’ho trovato morto. Apro
qualche cassetto, cerco dietro i quadri, tra i CD e i DVD, ma non trovo nulla.
Non so nemmeno cosa sto cercando, così vado alla cieca, cercando qualcosa di
anomalo. E’ per questo motivo che non la sento arrivare.
<Non ti muovere!> mi dice, tirando il cane della sua pistola, una beretta automatica
<Non muovere un muscolo o ti faccio saltare le cervella!>
<Non vorrei disilluderti, ma non è la prima volta che mi puntano contro una pistola.>
<Fa un altro passo e ti assicuro che sarà
l’ultima.> mi dice lei. Alta, occhi
azzurri, gambe lunghe. Il tipo di donna che non passa certo inosservata. Mi
domando chi sia.
<Chi sei? Perché si qui? Sei tu che hai ucciso Blaine?>
<Tu non sai chi sono io, vero?> le dico.
<Te l’ho appena chiesto, stronzo! Ti conviene non farmi incazzare perché altrimenti io … >
<Mi chiamo Luke Cage, e sono … anzi ero, un vecchio amico di Blaine.>
<Cage?> esclama
sorpresa. Il mio nome deve avergli acceso la cosiddetta “lampadina”.
<Blaine parlava spesso di te. E da quel che mi ha
detto, questa qui non serve a molto con te.> così dicendo abbassa la
beretta, rimettendola nella borsetta.
<Ora che ti sei calmata, è il mio turno farti la stessa domanda: chi sei e perché si qui?>
<Mi chiamo Sonia. Sonia Andersen. Ero la ragazza di Blaine.>
<La … sua ragazza?>
<Si, è così. Cos’è, anche tu sei contrario ad una storia tra un nero e una bianca?>
<No, figurati … anzi. E’ solo che non capisco come mai Blaine non ci abbia detto nulla su di te …>
<Perchè tutti ci trattavano come appestati. Volevamo
cambiare aria, andarcene da Harlem… e invece tre giorni fa me lo hanno ucciso,
solo perché andava a letto con una bianca!> grida furiosa. Ora capisco perché Blaine aveva ripreso a spacciare,
prima di essere beccato da Edwards. Voleva accumulare del denaro per andarsene
con lei.
<Non è per motivi razziali che l’hanno ucciso. C’è dietro una storia ben più grossa.>
<Ma di che cosa parli?>
<E’ così, fidati. Ora non posso darti troppi dettagli, ma visto che sei qui, dammi una mano a cercare.>
<Che cosa dobbiamo cercare, esattamente? E soprattutto, perché?>
<Qualcosa di insolito, di strano … dei nastri, o delle fotografie. Blaine s’era procurato alcune prove che dimostravano il legame tra la mala e la polizia. E’ per questo che l’hanno freddato.>
Sonia si mette a
cercare, in due sarà più facile. Ma passa quasi un’ora e non caviamo un ragno
dal buco.
<Basta, facciamo una pausa.> mi dice lei. <Non è che non ti credo, ma a questo punto sono convinta che queste benedette prove non siano qui. >
<Hai ragione. Ma dove possono essere allora? Forse le ha nascoste nell’armadietto dell’officina in cui lavora.>
Mentre rifletto mi sporgo dalle veneziane e noto una figura davanti a casa che guarda verso la finestra. <Sonia … sei venuta con qualcuno?>
<No, sono sola. Perché?>
<Perché allora vuol dire che qualcuno t’ha seguito …>
<Cosa?>
<Vieni qui … stai attenta a non farti vedere … lo vedi quel tizio nel parcheggio, che sta fumando?>
<Si …>
<E là da un po’ che guarda in nostra direzione. Ora ti dico quello che devi fare … ascolta attentamente …>
Le dico il mio
piano e lei accetta. Spegniamo la luce dell’appartamento e subito dopo lei esce
dal palazzo, andando lentamente verso la sua moto. Non vi sale subito in sella,
fa movimenti lenti … apre il sellino e tira fuori il casco, poi si passa la
mano tra i capelli, lisciandoseli, prima di indossarlo … tutto meticolosamente,
prendendo tempo. Io guardo tutto da lontano, nascosto, attendendo il momento in
cui il tizio le si avvicina, il ch non tarda ad accadere. Le arriva alle spalle
e le punta una pistola alla schiena.
<Sta ferma, non ti muovere.> le dice. Lei s’irrigidisce.
<Tu ora vieni con me, senza fare domande.>
<O-Ok.>
S’incamminano verso
la sua auto, ed è qui che entro in gioco io: gli arrivo furtivo alle spalle, lo
privo dell’arma e lo sbatto sul cofano della macchina.
<Va bene amico, ora tocca a te rispondere ad alcune domande … e farai bene ad essere esauriente.>
<V-Vaffanculo …>
<Risposta sbagliata …> gli afferro il polso e glielo stringo con forza. Lui lancia un urlo di
dolore.
<Per farti capire che non scherzo … allora, chi ti manda? è Morgan, vero?>
Lui fa il duro. Lo
afferro per il bavero e gli faccio sfondare il parabrezza con la nuca.
<Rispondimi testa di cazzo, o te lo giuro ti comprimo la testa fra le lamiere. Lavori per Morgan, vero?>
<S- si … mi ha detto di seguire la ragazza … di accertarmi che avesse lei le prove incriminanti….>
Ci sta. Hanno
pedinato la sua ragazza per sapere se sa qualcosa. Gli mollo un cazzotto nello
stomaco, come a ribadirgli quanto sono serio. Lui si piega sulle ginocchia
portandosi le mani al ventre. Ammetto di non sapere cosa farne di questo
idiota. Ha confermato i miei sospetti, e mentre è a terra con la lingua di
fuori non è più una minaccia, per Sonia. Gli dico di andarsene, schiacciando la
canna della sua pistola sotto il mio
stivale. Lui capisce il messaggio e se ne va … a piedi, in quanto la sua
macchina è inutilizzabile. Mi giro verso Sonia e cerco invano di rincuorarla,
ma ormai è chiaro anche a lei che è divenuta un bersaglio.
<Torneranno, non è vero? > mi chiede lei. Non oso mentirle.
<Già, almeno finchè crederanno che tu abbia le prove
di Blaine. Probabilmente tengono d’occhio casa tua. Verrai a stare da me, lì
sarai al sicuro. > Lei annuisce e,
anche se continua ad atteggiarsi da dura, capisco che è comprensibilmente
scossa.
Andiamo da me, e
appena entriamo mi chiede se può fare una doccia. Le tiro fuori degli
asciugamani puliti e le dico che può dormire nella mia camera. Non appena entra
nel bagno io mi stendo sul divano. Cerco di dormire ma il sonno non ne vuole
sapere di arrivare. Dalla luce che proviene dalla mia stanza, deduco che non
solo il solo. Mi alzo e busso alla porta.
<Ehi .. tutto bene?>
<Si … si, tutto bene. E’ solo che … non riesco a dormire … dev’essere tutta quell’adrenalina.>
<Si ti capisco. Vuoi che ti preparo qualcosa?>
<Hai del the?>
<Uh no … io non ne bevo. Ma posso farti un sandwich se ti va.>
<Grazie…>
Mi metto al lavoro
in cucina, mentre lei si siede sul divano. Le do una mia maglietta da mettersi
addosso, ed è sufficientemente grande da coprirla per bene, tranne le sue lunghe
gambe, che si porta al petto. Faccio del mio meglio per non guardargliele.
Mentre mi avvicino con i due toast, lei prende un mio vecchio album di
fotografie.
<Posso guardalo?>
<Certo, fa pure> le rispondo.
Ci mettiamo a sfogliare le pagine, e ogni pagina è un tuffo nel passato … c sono foto che ritraggono me e molte persone del mio passato … io, quel verme di Willis Stryker, Reva… e Blaine. Ce ne sono diverse di me e Blaine ai vecchi tempi. Ci soffermiamo su queste.
<Guarda che sbarbati che eravate …. E che capelli!>
dice lei, abbozzando un sorriso.
<Eravamo giovani … avremmo avuto si e no 19 anni. Qui eravamo a Coney Island.>
D’un tratto lei si
fa seria e fissa il volto di Blaine.
<Non posso credere che me l’hanno ammazzato …> dice con voce strozzata.
<Non sarà morto invano, vedrai. Troveremo quelle
dannate prove e i bastardi che l’hanno ammazzato la pagheranno. Finiranno in
gabbia, te lo prometto.> ma le mento.
Da Blaine non abbiamo trovato nulla, e a questo punto non so più cosa fare.
Potrei provare da Fat Albert o nella sua officina. Spero di trovare qualcosa lì
perché altrimenti non so più dove sbattere la testa. All’improvviso lei mi
abbraccia, e io sento la sua pelle sulla mia e il suo profumo di penetra nelle
narici.
<Luke … grazie. Io non so cosa farei se non fosse
stato per te.> mi sussurra in un
orecchio, singhiozzando.
<Non mi devi ringraziare. Blaine era mio amico.>
<Mi hai salvato la vita, stai prendendo cura di me.
Sei il migliore degli amici.> Mi da un
bacio lieve sulla guancia, poi si alza e torna in camera. Io non riesco a
toglierle gli occhi di dosso. Cerco di mantenere un approccio professionale.
Non sarà facile.
Il pomeriggio dopo
ci rechiamo insieme all’officina. Chiedo di parlare ancora con Craig.
<Ascolta Cage, ti ho detto tutto quello che sapevo e non voglio essere coinvolto. Non ho intenzione di mettermi contro “quelli”.>
<Lo so Craig, ma io ho bisogno di una cosa che apparteneva a Blaine.>
<Di che si tratta?>
<Non lo so a dire il vero … è complicato. Ma devo poter cercare nel suo armadietto. Sai indicarmi qual è?>
<Si venite …>
Mi metto a cercare
nel suo armadietto, mentre Sonia parla con Craig. Ci sono dentro parecchi
effetti personali, ma niente che assomigli alle prove che stiamo cercando.
M’incazzo e tiro un pugno all’armadietto. Il rimbombo del metallo spaventa i
ragazzi.
<Niente?> chiede
Sonia.
<Nulla. La cosa comincia a innervosirmi.>
Mentre ci avviamo
fuori mi metto a fare il punto della situazione: Blaine ha trovato delle prove
inespugnabili che inchiodano uno dei capi della polizia. Ma dove può averle
nascoste? Gli uomini di Morgan non possono averle distrutte, altrimenti non si
spiegano gli attentati a me e a Sonia. Sono convinti che le abbiamo noi. Ma
dove diavolo le hai nascoste Blaine?
Provo a passare da Fat
Albert; è la mia ultima chance, l’ultimo posto dove posso cercare. Dopo di che
non so più che pesci pigliare. Il pub è ancora chiuso, Albert sta mettendo giù
le sedie dai tavolini. Entro, approfittando del momento libero.
<Hai un minuto, Alb?>
<Luke! Si, vieni avanti bello. Che c’è?>
<E’ sempre per la faccenda di Blaine. Devo trovare alcune cose che lo riguardano, e sono convinto che possano trovarsi qui.>
<Qui?> esclama
sorpreso.
<Ho guardato dappertutto. A casa sua, dove lavorava, ma non ho trovato nulla. Questo è l’unico altro posto che frequentava. Deve averle per forza nascoste qui.>
<Luke amico … mi casa es tu casa. Se posso aiutarti lo faccio ben volentieri, ma dubito che ci possa essere qualcosa qui, nel mio pub. Lo pulisco ogni sera e se avessi trovato qualcosa di insolito me ne sarei accorto.>
<Non ne dubito vecchio mio, ma forse non ti sei messo a cercare con attenzione. Ti scoccia se diamo un occhiata?>
<”Noi?”>
<Si … io e lei> gli
dico, indicando Sonia, in piedi davanti all’ingresso. Lui fa un fischio
d’apprezzamento, poi mi dice:
<Cacchio che bomba! E’ la tua donna?>
<No … era quella di Blaine.>
<Cazzo che gaffe. Scusami.>
<Non l’avevi mai vista?>
<Oh credimi, l’avrei notata una così.>
<Capisco… beh, mettiamoci al lavoro.>
Ci mettiamo tutti e
tre a cercare ovunque, e ancora una volta, faccio un buco nell’acqua.
Cristoforo Colombo, sto perdendo la pazienza! Queste fottute prove devono
essere andate disperse, è l’unica spiegazione possibile. Ma come cacchio
facciamo a convincere la mafia di Harlem che noi non le abbiamo? Veramente una
situazione di merda…
Torniamo a casa
pensando sul da farsi, e dentro casa trovo D.W. Griffith. E’ il mio padrone di casa e un vecchio
amico. Non lo vedo dal giorno dell’esplosione.
[1] Va in giro con le stampelle ma grazie a dio non gli è successo nulla
di più grave. Non me lo sarei ma perdonato.
<Cacchio ma è come nuovo! Non lo credevo amico … troppo forte!>
<Ehi capellone … come butta?> gli dico, abbracciandolo.
<Tutto bene … devo portare ‘sto gesso per ancora 20 giorni e poi torno come nuovo. E tu come stai?>
<Non molto bene … hanno ammazzato il mio amico Blaine,
e stavo indagando sul suo omicidio.>
<”Blaine” hai detto? Blaine Spencer?>
Mi giro di scatto,
sorpreso.
<Si! E tu cosa ne sai di lui?>
<E’ propri per lui che sono passato di qui; ero venuto a portarti la posta … ricordi, dopo che l’ufficio è stato distrutto, avevamo deciso di farla recapitare da me. L’altro giorno è arrivata questa busta per te da parte sua. Te l’ho lasciata sulla scrivania.>
Mi fiondo su di
questa come un lupo famelico su di un pezzo di carne. Apro la busta e vi trovo
una chiavetta. Accendo il PC e la
collego: dentro vi è un video che vede John James Toomey parlare al telefono.
L’audio è buono e sta parlando con Brady, chiaro come la luce del sole: gli sta
dando delle dritte per evitare una retata.
<Cristoforo Colombo! Blaine ha fatto centro! Con questa inchioderò Brady appendendolo con le palle al muro!>
<Qui c’è di tutto tranne che una confessione scritta … ed è per questo che hanno ammazzato il tuo
amico?> mi chiede D.W.
<Si è così. Devo portarlo al Daily Globe, come voleva Edwards.>
<E chi è Edwards?>
<Te lo spiego dopo, al mio rientro. Andiamo Sonia.>
<La tua amica è andata un attimo al bagno...>
<Eccomi, sono qui.> lo interrompe lei <Andiamo.>
Usciamo dal mio
appartamento e percorriamo la strada che porta a dove ho parcheggiato. Durante
il tragitto mi guardo attorno. Se la sfanghiamo adesso, siamo a cavallo, ma la
mia esperienza – o forse il mio pessimismo – mi
dice di non fidarmi quando è tutto troppo calmo. Non facciamo troppi metri che
maledico il mio istinto per avere avuto ragione ancora una volta; infatti,
anche se non riconosco il tizio moro col giubbotto nero, il sosia di Danny
Trejo con addosso il trench mi è noto
eccome: è John Greycrow, un fottuto
mercenario che si fa chiamare Scalphunter.
[2] Si accorge che l’ho riconosciuto e accelera il passo, e non credo a
quello che tira fuori da sotto il soprabito.
<SONIA! GIU’!> grido,
mentre il bastardo spara un colpo da suo lancia granate; l’esplosione è tale da
fare crollare il muro del vecchio negozio di alimentari abbandonato. Si alza un
polverone che impedisce ai due sicari di vederci. Le orecchie ancora mi
fischiano e sono semisepolto dalle macerie. Sonia è stordita ma cosciente. La
mia invulnerabilità l’ha lasciata illesa. Sento i loro passi, si stanno
avvicinando. Mi nascondo dietro quella parte di muro rimasta illesa
dall’esplosione.
<L’hai preso?> gli
chiede il moretto sconosciuto.
<Non lo so, non si vede un cazzo con tutto sto fumo.
Ma dicono che niente può penetrare la sua pelle. Sta in guardia.> dice il bastardo.
Gli arrivo alle
spalle, stringo la canna della sua arma, rendendola inutilizzabile. Poi li
colpisco con una gomitata sul naso, seguita da una pedata al petto che gli fa
fare un volto di tre metri.
<SONIA! SCAPPA! PORTA LA CHIAVETTA AL GLOBE!> le urlo, lei annuisce con la testa e corre
verso la sua moto. Mi piazzo davanti al moro, impedendogli di seguirla.
<E’ passato molto tempo, Cage … > mi dice lui. Ci siamo già incontrati, ma non riesco a metterlo a fuoco. Quel
bastardo di Scalphunter è già in piedi, merito dl suo fottuto fattore
rigenerante. Mi agita un pugnale Comanche davanti alla faccia.
<Lo sai cos’ è questo, lo sai? La lama è in adamantio,
figlio di puttana, è in grado di aprirti come un tacchino!> Non
intendo scoprire se è un bluff o meno. Prova un affondo che però gli blocco con
l’avambraccio sinistro e lo stendo con un colpo a mano aperta allo sterno.
Giuro che non mi lamenterò più con Danny per le lezioni di arti marziali.
All’improvviso sento sulla schiena delle frustate che mi fanno urlare per il
dolore; conosco solo un uomo in grado di farmi questo.
<Costrittore … figlio di puttana …>
<Oh, mi hai riconosciuto finalmente … stavo iniziando
a offendermi …> dice sferrandomi
un’altra frustata che mi lascia un segno sul braccio. Evidentemente, indossa il
costume sotto gli abiti. Le sue spire di adamantio sono tra le poche cose in
grado di ferirmi. ‘Sti due bastardi sono ben attrezzati, devo stare attento
come non mai. Greycrow mi arriva alle spalle; eseguo un calcio circolare – di
nuovo, grazie Danny - egli faccio
saltare il coltello. Il Costrittore mi avvolge la gola con uno dei suoi
tentacoli metallici. Un corrente elettrica di migliaia di Volts investe il mio
corpo: sento i muscoli irrigidirsi e il dolore attraversare i miei nervi.
<Ok Frank tienilo fermo ... così …>
<Usa quei tuoi cazzo di poteri e sparagli a bruciapelo, dai!>
<Sarebbe inutile …
sopravviverebbe. Ma con questo sono in grado di tagliargli la gola …>
lo sento avvicinarsi. La paura mi assale
e l’adrenalina entra in circolo: afferro le spire,ignorando il dolore, e con
tutta la forza di cui dispongo tiro verso di me. I piedi del Costrittore non
sono abbastanza saldi e improvviso un lancio di martello con lui, scagliandolo
contro Scalphunter. I due vanno a sbattere contro un auto, dandomi il tempo di
rifiatare.
Me la sono vista
brutta, lo ammetto, ma adesso il vantaggio è mio. Mi lancio su di loro prima
che si riprendano. Il Costrittore va giù al primo pugno, ma Greycrow è un vero
osso duro; evita il mio colpo, mi gira alle spalle mi strozza bloccandomi il
collo col braccio. Con l’altra mano prende il pugnale e cerca di cavarmi un
occhio. Gli afferro il polso prima che
la lama sia troppo vicina e glielo piego con forza, fino a romperglielo. Lui
ingoia un grido di dolore ma la sua presa si fa più debole. Mi libero e
comincio a colpirlo. Dato il suo potere rigenerativo, posso lasciarmi andare
come non mi capita da tempo.
Sa incassare,
glielo riconosco, ma dopo un paio di destri-sinistri va giù come gli altri. Mi
fermo solo quando la sua faccia è tutta un livido.
Per qualche intenso
minuto me ne sto a fissarli. Un piano coi contro cazzi, lo devo ammettere. Non
erano riusciti a farmi la pelle e hanno deciso d’ingannarmi. Stavo quasi per
cascarci. Quasi. Mandarmi la classica “fanciulla in pericolo” è stata una buona
mossa da parte loro, peccato per loro che non hanno fatto bene i compiti. Prima
cosa che m’ha insospettito: quando Sonia ha visto le foto nel mio album ha
riconosciuto Blaine, ma non ha riconosciuto sua sorella Lisa. Mi sembra
altamente improbabile non riconoscere la sorella dell’uomo con cui vuoi andare
a convivere. Inoltre, diceva che tutti li avevano discriminati in quanto a
coppia interrazziale … storia credibile, ma ero stupito che nessuno delle
persone vicino a Blaine l’avesse mai vista o ne avesse anche solo sentito
parlare. Ho mangiato la foglia quando ho perquisito l’armadietto di Blaine e
non vi ho trovato nulla su di lei … una sua foto o un qualsiasi indizio che indicasse che
aveva una relazione. Questi due vermi li ha avvisati lei quando è andata al
bagno, ci scommetto le palle. In questo momento avrà distrutto la chiavetta e
avrà già avvisato soddisfatta il suo capo. Non sospetta minimamente che le ho
dato un falso. Voleva fregarmi, invece io ho fregato lei. Come si dice “di chi
spada ferisce … “.
Rivolgo lo sguardo
ai due pagliacci stesi lì in terra. Mi è venuto in mente un’altro bello
scherzetto da tirare al giovane Morgan.Uso le spire del Costrittore per legarli
insieme come due salami e me li carico in auto. Quando arrivo davanti al suo
ristorante li sollevo di peso e li lancio contro la vetrina, facendola a pezzi. Tutti si pisciano
sotto, guardando verso di me. Attraverso il buco che ho fatto e do un’occhiata
dentro e lui è lì, seduto nell’angolo, con le spalle contro il muro. Fa segno
ai suoi di stare fermi. Sa bene che le pallottole non possono farmi nulla. Ci
fissiamo per un lunghissimo minuto. I suoi occhi paiono dirmi “Non puoi provare
nulla.” Io vorrei dirgli qualcosa come “E’ tutto qui quello che hai?” oppure
“Dovrai fare di meglio” ma non lo faccio. Il mio sguardo parla chiaro. Sono
certo che ha recepito il mio messaggio.
Esco di lì,
m’infilo nella mia Gran Torino e mi dirigo al Daily Bugle. Li c’è un
giornalista che conosco che ha le palle per pubblicare il pezzo. Quando
attraverso la redazione sento gli occhi di tutti puntati addosso, tranne i
suoi. Lui è davanti al suo PC che sta scrivendo un pezzo. Raggiungo la sua
scrivania.
<Urich.>
<Cage! Che ci fai qui?>
Gli mostro la
chiavetta.
<Che cos’è?> mi
chiede.
<Una bomba atomica. Molte persone sono morte per questa. Sono certo che saprai cosa farci.>
La mattina dopo accendo
la TV e i telegiornali non parlano d’altro. “Vicecapo del dipartimento al soldo
della Mafia”. Sorrido di gusto. Darei qualsiasi cosa per vedere la faccia di
Morgan adesso. Mi è costata la seconda stagione di Prison Break che D.W. mi aveva scaricato ma ne è valsa la
pena. Eccome. Qualche ora più tardi vengo a sapere che Brady s’è impiccato. O
si è tolto la vita o l’hanno ucciso per farlo tacere, ma poco importa. Non
verserò una sola lacrima per lui. Forse questo eviterà a Morgan di finire
dietro le sbarre ma di certo la sua organizzazione s’è beccata un calcio nella
palle, ed è stato Blaine a darglielo. Vado a trovarlo al cimitero. Lì incontro
sua sorella Lisa.
<Lisa , tesoro … >
<Lucas ….>
<E’ tutto merito suo. Devi essere molto fiera di lui.>
<Lo sono, lo sono … come potrei non esserlo? Solo che
… > i suoi occhi iniziano a lacrimare.
La stringo a me.
<Lo so … vorresti che fosse qui. Anch’io. Ma il suo coraggio è stato premiato. Forse grazie a lui molti ragazzi non finiranno qui. Sono certo che ne era al corrente quando ha accettato. Non sei convinta anche tu?>
<S-si …> riesco
a strapparle un sorriso.
<Dai, andiamo a fare colazione …> Le dico, prendendola per la mano.
Fine.
Le Note
Non c’è molto da
dire su questa avventura di Cage, ispirata ai celebri detective dei gialli come
Sam Spade o Philip Marlowe. Spero solo che vi sia piaciuta e che l’abbiate
avvincente. Un solo appunto: alcuni di voi si chiederanno come mai Lisa chiami
il nostro eroe “Lucas”. E’ presto detto: il nostro nasce col nome di battesimo
di Carl Lucas e solo dopo la sua evasione dal carcere e l’essere divenuto “l’eroe in vendita” si è ribattezzato Luke
Cage come oggi lo chiamano tutti. Essendo Lisa Spencer un’amica d’infanzia però
ho pensato che fosse il caso che lo chiamasse col suo nome originale (tra
l’altro Lucas è il cognome, ma è così che viene chiamato nella sua prima
apparizione, datata giugno 1972).
1 = D.W. Grifitth,
celebre “spalla” di Luke, è rimasto ferito nello scoppio avvenuto sul numero 36
della serie Marvel Knights.
2 = Due
parole sui due sicari mandati contro il nostro Luke: il Costrittore (Constrictor), il cui vero nome è Frank
Schlicting è un
supercriminale che opera come mercenario. Utilizza un costume dotato di fruste elettriche sui polsi. Nella sua
carriera criminale ha esordito affrontando l’incredibile Hulk per conto di
un'organizzazione criminale nota come "Corporazione". È stato al
soldo di Justin Hammer contro Iron Man e di Viper contro Capitan America,
tuttavia si è sempre rivelato un criminale avido ma non sanguinario. In passato
ha combattuto anche contro Luke Cage e Pugno d'acciaio, in coppia col celebre
mutante Sabretooth.
E’ proprio ricordandomi di quel precedente che l’ho messo in coppia con un altro mercenario mutante, Scalphunter alias John Greycrow: tecnomorfo, ex soldato esperto in tattiche da combattimento, è un membro dei Marauders - un gruppo di mercenari al soldo di Sinistro, incaricati di assassinare tutti i superumani che ne ostacolano i piani. Scalphunter è un nativo americano appartenente alla tribù dei Comanche, capace di modificare la corazza che avvolge il suo corpo in modo da creare numerose quanto diverse armi da fuoco (inutili però contro il nostro Luke). Oltre a ciò, è anche capace di rigenerare il proprio corpo.